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Tradizioni e folclore

LA CERAMICA CAVESE

Cava de’ Tirreni è una cittadina di origini molto antiche. Molti sono invece i rinvenimenti di epoca romana, tra cui l’acquedotto risalente al I-II secolo d.C., che convogliava le sue acque alla vicina Nuceria.

I materiali vari provengono da ville rustiche disseminate nell’intera vallata, da tombe di epoca romana che hanno portato alla luce numerosi reperti (statue, are, urne..). Nel 1011 un nobile longobardo, Alferio Pappacarbone, fondò l'Abbazia benedettina della Santissima Trinità, la quale, nei secoli a venire divenne sempre più potente con possedimenti che si estendevano fino in Sicilia. Anche Vietri e Cetara erano casali del territorio cavese che poi divennero nel 1806 e nel 1834 comuni autonomi. E fu proprio l’Abbazia che diede luogo alla nascita e alla fioritura di un vero e proprio centro ceramico sottoposto al suo dominio fino al 1806, Vietri. Quindi la ceramica vietrese costituisce un capitolo della storia economico – produttiva di Cava de’ Tirreni: entrambe sono legate da antichi vincoli di comunanza, di relazioni culturali ed economiche.

La tipologia riguardava soprattutto oggetti di uso comune e stoviglieria molto spesso prodotta priva di decoro, semplicemente con un bianco derivato da uno smalto che diventò famoso per la lucentezza che dava alle superfici. I colori utilizzati spesso con molta parsimonia, erano il giallo, il verde ramino, il rosa, il blu e il manganese; rimasti ancora oggi gli smalti che identificano la nostra ceramica.

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CANTI POPOLARI CAVESI

Cava dei Tirreni è anche conosciuta nell'Agro Nocerino-Sarnese per la sua gioiosità e spontaneità, la quale si ripercuote anche sui suoi canti tradizionali. I canti tradizionali della Piccola Svizzera parlano delle tematiche amorose, sociali e culturali degli anni medievali e non solo. ECCONE ALCUNI:

-“ A LI VAGNE ”

-“ ‘A PARULANA ”

-“ JAMME A BELIGNA’ “

-“ BELLA FIGLIOLA ”…

-“ ‘ ZITA ”

-“ BELLA FIGLIOLA CA TE CHIAMME ROSA ”

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Nell’Ottocento vi è diffusione dei pavimenti maiolicati che raggiungono tutte le case, anche quelle della piccola borghesia, quindi essendoci una forte richiesta la produzione nelle città campane aumenta, tanto da associarsi con fabbriche di altre regioni del regno sia per abbattere i costi sia per far fronte alla vasta clientela di tutte le regioni del Regno e dell'estero (Francia, Europa del nord, America, ma soprattutto Nord Africa e Impero Ottomano).

Soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento e il primo Ventennio del XX secolo c’è un aumento della produzione pavimentale per Vietri, ma anche per i centri salernitani con la stessa Cava; con la nascita della fabbrica per piastrelle per pavimenti e rivestimenti denominata C.A.V.A. L’intuizione da parte di imprenditori cavesi di riproporre in un primo tempo gran parte dei decori tradizionali campani e successivamente decori innovativi e originali, supportati dall'arrivo di designer di fama europea, costituì una vera rivoluzione nello stanco panorama produttivo del salernitano.

LA FESTA DI MONTE CASTELLO

La Festa di Monte Castello nasce dalla necessità di cittadini di ogni età, nobili, borghesi, popolani “di rendere grazie al Signore per lo scampato pericolo; e affrontavano la fatica di un pellegrinaggio che aveva per meta il Castello”. Il vero significato della festa è ringraziare. Infatti dopo che il morbo aveva infierito sulla popolazione cavese, i monaci dell’ Annunziata avevano intrapreso la consuetudine di recarsi in processione fino al castello e di là impartire la benedizione a tutta la valle.

Ancora oggi, la processione parte dalla chiesa dell’Annunziata e sale fino all'antica fortificazione.

Nel 1657 per volontà dei Signori della frazione Annunziata e il popolo, la processione del Corpus Domini assunse forma penitenziale ed il suo percorso fu esteso sino alla sommità del Castello. Essa fu anche arricchita dalla presenza dei Cavesi armati di pistoni, di cui ogni cittadino era fornito,dal momento che ognuno doveva essere pronto ad accorrere alle armi non appena la campana di S. Liberatore avesse suonato a martello. Questa tradizione è rimasta immutata fino ai nostri giorni, con l'aggiunta di una lunga serie di spari di pistoni, nel pomeriggio della Festa dagli spalti del Castello, in segno di giubilo. A completare la manifestazione durante la serata, si può assistere a luminarie e fuochi d'artificio, che si concludono in maniera spettacolare con il fantasmagorico incendio della fortezza di Sant’Adiutore, rinnovando così una tradizione. Dalla vallata si può osservare “un serpente luminoso”.

Il tromboniere (anche detto archibugiere o pistoniere), insieme al suo pistone, trombone o archibugio (arma ad avancarica) è la figura caratteristica, non riscontrabile in altre parti d’Italia, dello scenario storico-folkloristico della Città di Cava de’ Tirreni. Il tromboniere è il principale protagonista dell’evento Disfida dei Trombonieri, ispirato alla cosiddetta battaglia di Sarno datata 7 luglio 1460.

Fra storia e folklore, si inserisce l’odierna figura del pistoniere che vede concorrere i casali dei quattro distretti in cui la Città di Cava era suddivisa.

Nella conquista dell’ambitissima Pergamena in Bianco, premio simbolico attribuito al sodalizio che esegue la miglior batteria di sparo.

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